Continua Oltrefood On Tour, oggi alla scoperta di Podere Villargine di Stefano Annovi, “Agricoltore Custode” della biodiversità del suo territorio e difensore delle specie antiche e autoctone, ormai non più comuni in un’area sempre più sfruttata dalle monocolture.
Il percorso si snoda leggero e pianeggiante tra le sinuose anse del fiume Taro, perfette per la coltivazione della frutta per il loro terreno argilloso ricco di minerali, e raggiungiamo Copermio, frazione di San Secondo, dove Stefano ci sta aspettando sotto il sole d’estate (fortunatamente non più altissimo) accanto alla sua pompa di irrigazione.

Emiliano DOC, con un’esperienza di frutticoltura tradizionale maturata tra Vignola e Modena, Stefano e la moglie Alessandra hanno iniziato a progettare il proprio frutteto circa vent’anni fa sui terreni di famiglia, coltivandolo secondo i dettami dell’agricoltura biologica e della conservazione della biodiversità.
Un approccio visionario, ma anche estremamente complesso perché richiede conoscenze agronomiche molto avanzate: è infatti molto complesso riuscire a instaurare un equilibrio naturale in grado di limitare al minimo la necessità di interventi umani, e garantire allo stesso tempo una buona produzione.
Un’esperienza maturata nel tempo e che Stefano spera di tramandare al figlio Francesco, fatta di duro lavoro, dedizione, e tecniche tradizionali, che incoraggiano lo sviluppo degli insetti utili alla prevenzione delle malattie e limitano il più possibile i trattamenti, rigorosamente naturali.

L’azienda agricola copre 5 ettari di terreno sparsi su tre appezzamenti differenti, con posizioni diversificate per salvaguardare il raccolto dalle intemperie: ad esempio in caso di gradinata non si rischia di perdere tutto il raccolto.
Il frutteto che ne risulta è molto diverso da quelli che si incontrano lungo l’autostrada durante le attraversate della Romagna verso il mare: al posto di siepi con piccoli alberi carichi di frutta ma poco vigorosi, qui ci si inoltra in un vero e proprio bosco, in cui ogni ad ogni pianta è lasciato lo spazio necessario per crescere senza costrizioni e limitazioni artificiali.
Più ci addentriamo più l’atmosfera diventa bucolica, perchè agli alberi più vecchi, che vantano ben quattro lustri, sono affiancate piante di ogni età, in un ciclo che prevede la messa a dimora di nuovi esemplari ogni anno…L’atmosfera è molto rilassante e vien voglia di stendere una coperta e cercare riparo dal caldo padano sotto le fresche frasche.

Stefano ci mostra con orgoglio il suo fiore all’occhiello, le mele, ma anche le pere, ancora sugli alberi, e il raccolto di pesche noci, pesche e prugne, tutte diverse per varietà, che siano recenti – che soddisfano la maggior parte della domanda di una stagione – oppure antiche – meno produttive e più ricercate, che spesso vengono prenotate un anno per l’altro.
Come tutta la frutta biologica il raccolto non è mai uniforme, ma se è vero che la bellezza sta nell’imperfezione, è anche vero che una mela marcia ne guasta cento e la lotta agli insetti è quindi una priorità. Per non usare insetticidi chimici, nel frutteto vengono sparsi degli erogatori di feromoni femminili che creano una nuvola ormonale capace di confondere il maschio, impedendogli di riprodursi, bloccando la nascita di nuove larve, le vere nemiche del frutteto, da cui reperiscono nutrimento per la propria crescita.
Ma i problemi con gli animali non finiscono qua, e Stefano deve vedersela con le lepri, che nelle stagioni fredde mangiano la corteccia verde degli alberi più giovani e con un gran numero di uccelli – come gazze, storni e cornacchie – che mangiano i frutti. Per dissuaderli e tenerli lontani, utilizza un cannoncino che spara aria in modo cadenzato “facendo un gran ciocco”, mettendoli in fuga tutti…per fortuna che nel circondario non ci sono altre case!

Stefano è uno dei primi promotori dei mercati contadini, a cui si è avvicinato dopo aver deciso di abbandonare i grandi mercati generali e la filiera di distribuzione tradizionale, dove non ha mai trovato il giusto rapporto tra fatica e guadagno, essendo obbligato a sottomettersi alle logiche di prezzo della grande distribuzione. La scelta di rivolgersi direttamente al consumatore, col quale potersi confrontare e raccontarsi, è sorta dunque spontanea.
Il principio per cui l’agricoltura deve rimanere in mano agli agricoltori, e non a pochi grandi commercianti che dettano il prezzo, è la base per un movimento di dissociazione dal sistema economico aggressivo nei confronti dei più piccoli tale per cui, saltando un passaggio, consumatori e produttori vengono messi in diretto contatto, per garantire condizioni di acquisto eque e giuste, senza gare al ribasso…ed è per questo motivo che Podere Villargine si è avvicinato ad Oltrefood fin dal primo momento.

Continuando a chiacchiere, condivide con noi una riflessione sulla sua terra, la pianura Padana, che in modo un po’ esotico definisce “la California del Nord d’Italia”, un territorio che è stato spogliato della sua ricchezza – la terra! – costruendo rotonde, strade, autostrade (la famosa Tibre) e nuovi quartieri a discapito della natura, che prima o poi si dovrà riprendere quello che le stiamo rubando.
Dalla sua voce si percepiscono la delusione e la rabbia per un fenomeno che sembra inarrestabile: in Italia la corsa del cemento e dell’asfalto procede al ritmo di 2 metri quadrati al secondo, pari a circa 57 chilometri quadrati in più nel solo 2019. Gli effetti che questo consumo ha sull’agricoltura sono preoccupanti, basti pensare che negli ultimi 25 anni il 28% della terra coltivata è andato perduto.
Ma, oltre ad un’auspicabile azione politica dall’alto, sono anche le persone a dover diventare attori del cambiamento: sono i piccoli gesti quotidiani e le scelte (di acquisto ma non solo) che ognuno di noi fa ogni giorno che permetteranno un radicale cambio di paradigma. Il futuro dev’essere orientato ad una maggiore attenzione verso un’agricoltura che ci possa nutrire e che sia allo stesso tempo responsabile verso l’ambiente, perchè il suolo è una risorsa non rinnovabile e non va sprecata!
Con lo spirito carico di buoni propositi e gli zaini pieni di pesche, torniamo a casa con un tramonto spettacolare e una bellissima storia da raccontare, che ci farà apprezzare ancora di più il sapore della frutta coltivata come si deve.

Con lo spirito carico di buoni propositi e gli zaini pieni di pesche, torniamo a casa con un tramonto spettacolare e una bellissima storia da raccontare, che ci farà apprezzare ancora di più il sapore della frutta coltivata come si deve.
Ringraziamo Mauro Carbonaro per le foto e Marta Razzetti per l’editing di ogni articolo.
Se gli scatti vi sono piaciuti, seguite il lavoro di Mauro sul suo sito maurocarbonaro.myportfolio.com oppure FB e IG.