“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione”.
Dopo che per 15 anni hai trascorso le tue estati sulla sponda sud orientale del Lago d’Iseo, pensi di conoscere bene il territorio che ti ha accolto. Ma la vita, si sa, è capace sempre di sorprenderti e farti scoprire luoghi e realtà inaspettate. Ed è quello che mi è successo con Cascina Clarabella a Corte Franca (BS).
L’azienda, attività sociale
Cascina Clarabella – oltre ad essere una tipica cascina franciacortina – è un consorzio che raggruppa cooperative sociali di tipo A e B che si occupa della cura e del recupero di persone con disagio psichico. Si costituisce nel 2009 ma il progetto sociale nasce negli anni ‘80 con la finalità di fornire percorsi di cura, accoglienza e lavoro a persone con una fragilità.
Arriviamo nel pomeriggio e con grande entusiasmo ci accoglie Ramona che subito ci accompagna verso il polo storico della cascina, concepito come una piazza dove si affacciano:
– la parte produttiva, con le attività agricole, di accoglienza e di ristorazione;
– la parte di comunità, dove vivono 17 persone che trascorrono qui il loro percorso riabilitativo di 3 anni;
– il casolare dove si trovano appartamenti di residenzialità leggera dove gli utenti della comunità continuano il loro percorso in autonomia.
“La nostra filosofia riprende le parole di Franco Basaglia e si basa sulla convinzione che le persone hanno bisogno di 3 cose fondamentali nella vita: la cura, il lavoro, la socialità – ci spiega Ramona –, chiunque perdendo una di queste fondamenta impazzirebbe. È per questo che da noi una parte della terapia non è la medicina bensì il contatto con le altre persone e l’inserimento lavorativo. Ed è proprio attraverso la dignità e la responsabilità derivante dal lavoro, che si esce da un percorso meramente assistenziale e si riesce ad acquisire un ruolo di cittadini attivi e produttivi.”
Ramona ci fa strada fino all’agriturismo nato dal recupero di una cascina diroccata, dove attualmente ci sono 11 alloggi per turisti e dove riposeremo prima delle pedalate tra i vigneti del Franciacorta.
Anche all’interno di questa struttura si fa inserimento lavorativo, dall’accoglienza, alla pulizia delle camere, dai baristi delle colazioni alla preparazione del buffet.
La cooperativa sociale agricola
Clarabella è anche agricoltura sociale ed etica, è coltivazioni biologiche e sviluppo sostenibile. Grazie ai loro 11 ettari di vigneti (principalmente Chardonnay e Pinot nero), in cantina si producono circa 50 – 70 mila bottiglie all’anno di Franciacorta DOCG. Si segue il disciplinare del biologico focalizzandosi soprattutto sull’utilizzo di rame e zolfo in vigna e una minima aggiunta di anidride solforosa durante la vinificazione. Alla scoperta dei loro vini ci guida Giuliana che ci presenta tutta la gamma Franciacorta.
Li abbiamo assaggiati tutti e, oltre al Brut che è un ottimo vino considerando che è il prodotto base dell’azienda, ci hanno conquistato i due Pas Dosé:
– l’Èssenza, 100% Chardonnay, trascorre un periodo di affinamento sui lieviti di 24 mesi. Ne esce un vino molto quadrato, spiccatamente amaro con una sensazione di terroso e pietra focaia.
– il 180 è dedicato sempre a Basaglia, un vero visionario. Assaggiamo la vendemmia 2011, millesimato ottenuto da Chardonnay (80%) e Pinot nero (20%). Trascorre 80 mesi sui lieviti e il risultato finale è un vino anch’esso deciso ma un po’ più morbido grazie ai sentori di frutto maturo e note speziate.
Giuliana ci lascia con un aneddoto molto interessante: “la bellezza di questo progetto è che, nonostante i ragazzi siano coordinati da operatori durante il lavoro, spesso i ruoli si invertono e sono gli utenti stessi ad insegnare e coordinare a loro volta gli operatori in quanto conoscono il lavoro in vigna da diversi anni”. Vedendo da così vicino questa realtà possiamo dire che questo è realmente uno strumento di inclusione sociale e valorizzazione delle abilità delle persone con fragilità.
Il ristorante “Centottanta”
Ma Clarabella è anche cucina e il ristorante “Centottanta” si affaccia sul verde dei loro vigneti. Dopo una stupenda pedalata al tramonto sul lungo lago tra Iseo e Clusane, abbiamo avuto la fortuna di assaggiare qualche piatto ed è stata una piacevole sorpresa. Viene offerta una cucina del territorio utilizzando prodotti realizzati direttamente da loro o da aziende agricole della zona.
Noi non ci potevamo esimere dal buttarci a capofitto sulla cucina di lago in particolare ci hanno colpito gli gnocchetti di patate fatti in casa con sarde essiccate del Sebino, uvetta, pinoli e finocchietto, e la trota in 3 consistenze e cotture.
La materia prima, così come è stata trattata, era eccellente.
Sarà perché a poche centinaia di metri dalla cascina si trova il loro laboratorio di trasformazione di pesce e da qualche mese hanno un allevamento di trote in Val Trompia per creare una loro filiera completa del pesce di lago.
Non è una sorpresa scoprire che anche al ristorante avviene il reinserimento lavorativo e che il personale sia composto anche da donne e uomini con fragilità.
L’emozione è tanta e ci inorgoglisce osservare come grazie all’agricoltura, ai prodotti gastronomici, alla cucina si riescano a realizzare progetti così grandi, non per dimensione ma per l’impatto che questi hanno sulle persone e sulla società.
Grazie Cascina Clarabella e a presto!
Gianluca Campanella








