Pagine e pagine sono già state scritte sul web sul meraviglioso rapporto tra Copenaghen e le biciclette. In queste righe non scriverò nulla di nuovo. Ci tengo a mettere nero su bianco poche e personali riflessioni sulla mia esperienza in terra danese.
Solo 3 giorni, aspettativa zero. Copenaghen è stata una sosta per poi spostarmi verso le Isole Faroe.
Copenaghen va girata in bici, poche balle. Chi te lo fa fare di camminare per chilometri quando in bicicletta ti sposti in modo sicuro e veloce?! Nonostante sia una capitale da poco più di 600.000 abitanti ci sono poche auto durante l’intera giornata e la migliore rete di ciclabile al mondo.
Bici elettriche, cargo bike con dentro bambini (ma anche adulti), bici da corsa da migliaia di euro o bici scassate di dubbia provenienza come quelle che ho usato io. Non c’è discriminazione. Ognuno usa la bici che meglio preferisce.
Oggettivamente la città non è la più bella d’Europa, non ha palazzi imperiali di Parigi, la storia di Roma, il sole di Atene o la vita frenetica di Londra. Ma ho battezzato Copenaghen la città in cui mi rifugerei qualora in Italia venisse vietato l’uso della bicicletta.
Qualità della vita alta (e relativo costo della vita alto).
In Italia, le bici stanno su marciapiedi colorati e non c’è un comportamento rispettoso delle regole. Non è mai stata fatta educazione ciclistica. Gli amministratori reputano la bicicletta un mezzo sportivo o “della domenica”. Non come un vero mezzo di trasporto.
Per due mattine di fila mi sono alzato alle sette per pedalare come i danesi, assieme i danesi.
In quelle mattinate sono andato a pedalare sulla Cykelslangen e sul ponte Brygge. Migliaia di ciclisti sono passati in un’ora. Nonostante il numero elevato, nessun incidente o vaffa’.
Le regole sono poche e vengono rispettate da tutti, altrimenti te lo fanno “notare”: si tiene la destra e solo per superare si va sull’altra corsia; si indica sempre quando si deve svoltare o quando ci si ferma, il casco è ad uso personale e il suono del campanello risveglia il ciclista distratto.
Gli attraversamenti pedonali si fanno a piedi, bici a mano. Per il resto, testa bassa e pedalare
La città di Copenaghen a sua volta ha creato una fitta rete ciclabile con corsie abbastanza larghe da farci stare tre bici una accanto all’altra.
E poi ponti, semafori e attraversamenti ciclabili che mettono al sicuro anche un bambino di due anni che pedala per la prima volta con il papà.
E le auto? Le auto a Copenaghen sono poche perché il 35% delle persone si sposta in bici per andare al lavoro. Gli automobilisti sanno che devono aspettare e dare sempre la precedenza ai ciclisti, anche se devono attendere qualche secondo in più.
Dopo questa boccata d’ossigeno in Danimarca penso che per cambiare le cose qui da noi ci sia bisogno di fare soltanto una cosa: CTRL+ALT+CAN e ricominciare tutto da capo, seguendo l’esempio che funziona.





