Certamente non è stato facile per nessuno rimanere chiusi in casa durante la quarantena, ma per me il non poter stare all’aria aperta in questa magnifica stagione è stato motivo di enorme sofferenza.
Infatti, la primavera corrisponde al periodo in cui si ritorna a lavorare, a pedalare per sei, sette o nove ore al giorno, dopo i mesi invernali passati ad organizzare la stagione di lavoro intenso.
Passare una giornata di sole in casa, senza accompagnare qualcuno in bici, è come se fosse un giorno perso, sprecato.
IL TURISMO NEL 2020
Purtroppo quest’anno non inizierà alcuna stagione cicloturistica: già da metà marzo mi ero preparato psicologicamente a vedere questo 2020 come ad “una foratura appena partito per un lungo viaggio”, ovvero come un incidente di percorso fonte di ansia e preoccupazione, ma che con calma e pazienza si può risolvere.ù
La situazione attuale ci porta a pensare, per i mesi futuri, che i turisti internazionali rimarranno nei rispettivi Paesi e che gli Italiani , impoveriti dalla grave recessione economica, inizieranno a prediligere vacanze economiche o fai da te. Senza dimenticare chi ha già utilizzato le ferie.
Quindi, alla luce di questa situazione, all’ inizio del mese di aprile mi sono posto due semplici domande. Cosa posso fare per guadagnare qualcosa ? e , al contempo, come posso stare all’aria aperta senza violare le norme poste a tutela della salute pubblica?
Ho fatto carte false per adattarmi a qualsiasi tipo di offerta di lavoro che leggevo sui siti di annunci di lavoro…e ancora mi sto chiedendo dove si nascondano i 250.000 posti di lavoro in agricoltura che molti hanno promosso per settimane!!
RIDER
L’unica opportunità vera e concreta che sono riuscito a cogliere è stata quella del rider, food delivery. In italiano: “quello che ti porta a casa il cibo in bici ordinato su un’app senza troppe preoccupazioni”.
È stata quasi una manna dal cielo poter ritornare ad avere una routine. Ma soprattutto mi ha permesso di poter uscire in bici.
Come me, ho incontrato tanti ragazzi che hanno fatto lo stesso ragionamento, scegliendo questo tipo di lavoro per riuscire a conciliare la voglia di guadagnare con quella di ricominciare a dare un ritmo alla propria vita.
Ho macinato decine di chilometri (anche 30-50km a turno), sfrecciando da un ristorante all’altro su strade deserte, senza dovermi preoccupare di possibili incidenti e senza dover fare lo slalom tra le auto incolonnate al semaforo.
Ho avuto la fortuna di pedalare in una città magica e a tratti spettrale: senza auto in giro, una città silenziosa che ammiravo mentre pedalavo in seconda corsia lungo i viali della città. Mai mi sarei immaginato di correre così in bici.
Una città vuota ha un altro pregio: ti permette di apprezzare molto di più le sue peculiarità e ogni rumore viene amplificato dal silenzio generale.
Una sera mi trovavo in barriera Repubblica, stavo per immettermi su via Emilia est deserta; all’improvviso, alzo la testa e di fronte a me vedo l’arco di San Lazzaro, visto centinaia di volte, ma quella sera mi sembrava gigantesco e molto più vicino del solito.
Senza automobili la prospettiva cambia completamente e le strade come lo stradone o via Mazzini sembrano più larghe.
“Tutta mia la città” cantava Giuliano Palma: mai una canzone è stata così profetica e colonna sonora dei miei turni in bici.
FARE DI NECESSITA’ VIRTU’
Ora come ora ci si deve adattare a qualsiasi cosa nell’attesa che questa crisi economico-sanitaria termini.
Mentre aspetto di ritornare a pedalare con i turisti per fargli scoprire quanto è bella Parma, tengo i muscoli allenati e riscaldati.
Nel frattempo faccio di necessità virtù con la solita passione e professionalità.