Tappa numero dieci, 99 chilometri da Andria e Bari, una bella pedalata per una giornata di estasi gastronomica.
La prima tappa è a Castel del Monte, piccolo borgo frazione di Andria, alla cantina Conte Spagnoletti Zeuli, che si occupa di olivocultura (250 ettari del suo terreno sono destinati agli ulivi) e di viticoltura (150 ettari).
Durante la visita abbiamo avuto il piacere di parlare con il conte Spagnoletti: la sua è una famiglia storica di Andria di cui esistono notizie e testimonianze già dal 1600; lui è conosciuto come il “conte contadino” per il suo amore per la terra e l’agricoltura e ci racconta di essere anche un amante del bello e di provare molta rabbia quando il bello viene deturpato. L’azienda utilizza solo materie prime proprie, non lavora per altre produzioni e fa agricoltura integrata, usando cioè al minimo tecniche non naturali.
La cantina è stata ricavata da una vecchia cava di tufo, dove le temperature costanti e l’umidità molto alta consentono la conservazione del vino in barrique.
Qui abbiamo scoperto e degustato gli ottimi vini prodotti dall’azienda: il Nero di Troia, il Montepulciano e l’Aglianico. Il conte, che ci ha accompagnati durante la visita, ci ha anche spiegato le caratteristiche principali del Bombino Nero DOCG, bacca nera con cui si produce un vino rosato con molta personalità, che si può abbinare sia ai frutti di mare che alle carni rosse. Altro vino DOCG che ci è stato illustrato è il Terranera DOCG, che viene lasciato per 12 mesi in barrique e per altri 12 mesi in bottiglia, e si produce con il 70% di Nero di Troia, il 15% di Montepulciano e il 15% di Aglianico.
Qui la vendemmia inizierà tra pochi giorni, a fine agosto, e potrà protrarsi fino a fine ottobre, a seconda del tipo di bacca e di uva: il conte ci spiega che la vinificazione si fa di notte, perché ci sono 10 gradi in meno rispetto al giorno e si lavora molto meglio.
Per quanto riguarda invece la produzione di olio, qui si coltiva la Coratina, oliva autoctona, dalla pianta piccola ma generosa di frutti da cui si ottiene un olio di qualità; gli alberi vengono potati due volte l’anno, per mantenerli sempre in salute e fare in modo che le foglie siano a contatto con i raggi solari; la raccolta avviene per scuotimento e il prodotto è subito trasformato per evitare fermentazioni.
Qui degustiamo tre vini: un Fiano, vino bianco, annata 2015; un Bombino Rosé del 2015 e un Nero di Troia del 2013 vinificato in purezza e conservato in tini di legno da 55 ettolitri, dove rimane per tutto il tempo senza passare nell’acciaio.
Restiamo colpiti da quello che ci dice il conte circa i suoi obiettivi di lavoro in rete sul territorio: ci racconta infatti che sta provando a creare un piccolo distretto rurale intorno a Castel del Monte, per fare squadra con i diversi operatori che lavorano nel turismo, come albergatori, ristoratori e guide turistiche, perché i territori hanno bisogno di fare rete per valorizzarsi e lui lo ha capito perfettamente.
Dopo la bellissima esperienza della visita a questa cantina, torniamo ad Andria perché abbiamo un appuntamento che io attendevo da molto tempo: con la burrata!
Quello con la burrata è un amore nato nel 2010, quando la provai per la prima volta al Salone del Gusto di Torino, e la tappa di Andria è stata inserita apposta perché volevo tornare a mangiarla.
Ci fermiamo al caseificio Nuzzi e notiamo una particolarità: qui tutti i caseifici hanno il punto vendita diretto, quindi si acquista direttamente sul luogo di produzione, cosa che garantisce la freschezza e la qualità dei prodotti.
Al caseificio Nuzzi prendiamo due burrate e una dozzina di bocconcini di mozzarella. La prima burrata la mangio direttamente in negozio: davanti agli occhi delle commesse divertite, azzanno la burrata per far uscire il suo succo vitale, la stracciatella, e assaporo il suo gusto pannoso che si mischia alla parte esterna, il contenitore che altro non è che formaggio a pasta filata, creando un mix tra la parte morbida interna e quella asciutta e meno grassa esterna, un mix che è veramente incredibile grazie ai suoi gusti che si intrecciano, dando origine a una vera e propria apoteosi gastronomica.
Poi consumiamo il resto del pranzo – pane, pomodorini dolci, bocconcini di mozzarella e ancora burrata – e ripartiamo.
Pedaliamo per un bel po’ di chilometri e arriviamo a Bari, dove ci aspetta Vanni, video maker per diletto, insieme a Paolo, fratello di Gianluca: con loro giriamo un piccolo video e facciamo una breve intervista in cui parliamo della nostra avventura.
Prima di cena, passeggiamo per Bari vecchia, che mi sorprende positivamente per il suo entusiasmo, la vitalità e la personalità che dimostra. Ciò che mi colpisce di più è il fatto che sembra non ci siano confini tra le case e le strade: le donne portano fuori le sedie e si siedono in cerchio a chiacchierare, gli uomini giocano a carte bevendo Peroni, i vicini si riuniscono in capannelli e i bambini giocano a calcio ovunque. Osservo tutto e penso che non me l’aspettavo così bella, così affascinante.
Per cena mangiamo gli “sgagliozzi” – che mi hanno un pochino deluso perché si tratta di polenta fritta e avrei preferito qualcosa di più legato al territorio, mentre questi mi ricordavano più che altro la mia terra di provenienza – e poi “riso, patate e cozze”, piatto che invece ha saputo perfettamente raccontarci le tipicità locali, e dell’ottima purea di fave.
Dopo questa lunga giornata, ci arrendiamo al sonno, pronti per affrontare domani altri chilometri e altri sapori.