Il sesto giorno è stato da veri e propri passisti: con i nostri 119 chilometri pedalati, ci siamo sentiti infatti come quegli atleti che fanno lunghi percorsi pianeggianti. Forse sarà la tappa più lunga tutta giocata di gambe, e devo dire che è stata bellissima: abbiamo percorso le splendide piste ciclabili della costa marchigiana e abruzzese, alternandole con alcuni tratti della SS 19, trafficata ma scorrevole e comunque molto sicura.
Nella prima tappa gastronomica abbiamo incontrato Vincenzo Spinosi, un personaggio unico nel suo genere, che ha fatto conoscere a tutto il mondo gli “spinosini”, un formato di pasta di sua invenzione, simile ai capelli d’angelo… ma facciamo un passo per volta.
Vincenzo ci ha raccontato che da bambino era una vera peste: voleva fare tutto tranne che impegnarsi. È cresciuto nel pastificio del padre e piano piano questa passione l’ha contagiato. Ci dice che il lavoro del padre prende il via nel 1933 ma che il primo laboratorio pastificio nasce solo nel 1960: nel ’73 avviene poi il passaggio generazionale e lui si ritrova a prendere in mano le redini dell’azienda. Nel 2000 poi crea gli “spinosini”, questa pasta particolare il cui segreto sta nella scelta delle materie prime e nella lavorazione: qui le uova si rompono ancora a mano, la pasta si fa usando una miscela di semola e l’essicazione è lenta, lentissima, cosa essenziale per ottenere un prodotto di qualità.
L’azienda Spinosi è ormai conosciuta in tutto il mondo, anzi forse più all’estero che in Italia, in particolare in oriente. Vincenzo viaggia spesso per far conoscere la sua pasta e l’ha portata sulle tavole di chef, ambasciatori e addirittura principi, condita sempre nello stesso modo, con semplicità: limone, prosciutto crudo, acqua di cottura e Verdicchio. Nel 2015 è stato testimonial delle Marche a Expo e il suo entusiasmo traspare quando ci racconta tutto questo: ci tiene a dire che fare le cose bene, di qualità, permette anche a un’azienda artigianale come la sua, che si trova nel piccolo paese di Campofiore (Fm), di arrivare a mercati come New York, Pechino e Shanghai.
Dopo aver respirato il suo entusiasmo e aver goduto della splendida accoglienza, ripartiamo e raggiungiamo la seconda tappa della giornata. Si tratta della “Sanduiccerì 44 via Barilli” di San Benedetto del Tronto (AP), un locale aperto nel giugno 2014 e gestito da tre ragazzi, Alessio, Luca e Matteo, due dei quali sono ex studenti dell’Università di Parma. Qui il menu è composto prevalentemente da panini di altissima qualità ma si fanno anche insalatone, yogurt, bevande detox.
Protagonisti della cucina sono però proprio i panini, preparati con ingredienti bio, a chilometro zero e di stagione; il pane è fatto con lievito madre e viene proposto in due versioni, bianco o con i cereali. Si fanno poche cose, ma si fanno bene: ci ha colpiti la stagionalità del menu, che cambia ogni 6 mesi e in inverno propone, oltre ai panini, vellutate e insalate con verdura di stagione.
I ragazzi ci raccontano il loro sogno, che è riuscire a creare una piccola catena di Senduiccerì in giro per l’Italia.
Qui abbiamo assaggiato due panini: uno con salsa di basilico, pesce spada, mozzarella, limone, mandorle e granella di pistacchi e l’altro con robiola, salame stagionato, olive nere, senape, insalata e cioccolato fondente.
Gustando queste meraviglie io e Gianluca ci siamo chiesti: cosa cerca una persona in un panino? Croccantezza del pane, qualità, pienezza degli ingredienti e una componente di sorpresa, quindi qualcosa di diverso rispetto a ciò che ognuno potrebbe prepararsi da solo: ecco, in questi due panini tutti questi elementi c’erano!
Dopo questa seconda tappa siamo ripartiti e siamo arrivati a Francavilla al Mare (Ch). Chiudiamo la giornata ripensando ai chilometri fatti, alle bellissime coste adriatiche che abbiamo potuto ammirare seguendo i lunghi tratti di ciclabile… e domani sarà il primo giorno di riposo, che servirà per ricaricarci in vista della nuova partenza.