Settima tappa, prima dopo il giorno di riposo: tappa lunga, 95 chilometri, che inizia partendo in treno da Termoli per raggiungere Marina di Chieuti (Fg), primo paese della Puglia arrivando dal Molise.
Da lì saltiamo in sella e iniziamo a pedalare solo che la prima parte di tragitto si rivela decisamente desolante, tra il gps che ci porta lungo una strada abbandonata e completamente bloccata da due barricate di pietre, rifiuti abbandonati lungo la carreggiata, prostitute e tantissimi vetri rotti, che hanno fatto sì che Gianluca forasse (per completezza di informazioni, a forature siamo 4 a 1 per me, ma almeno inizia a recuperare il distacco!).
Finita questa prima parte di strada un po’ inquietante, siamo arrivati a Lesina (Fg) e qui abbiamo subito acquistato il pranzo dagli ambulanti, stupendoci per il basso costo della vita: con poco più di quattro euro abbiamo preso 2 chili di frutta e panini con salsiccia piccante, un ottimo pranzo a un costo decisamente ridotto!
Una volta rinfrancati, abbiamo proseguito pedalando lungo la Complanare, costeggiando campi di pomodori dove ogni tanto si vedevano in lontananza punti di colore, le magliette di chi, forse sfruttato dal caporalato, lavora sotto il sole, sopportando il caldo estremo di queste terre, raccogliendo i pomodori a mano per un salario, se così possiamo chiamarlo, bassissimo.
Finalmente raggiungiamo Rodi Garganico e poi Peschici (Fg), dove ceniamo al “Trabucco da Mimì”, un luogo che rapisce i cuori.
I trabucchi nascono come strutture per catturare i pesci e vengono importati in Italia dall’Africa secoli fa: leggeri e flessibili per resistere al vento e alle onde, sono ancora presenti sulle coste dell’Abruzzo e del Gargano.
Il Trabucco da Mimì fa ristorazione da 47 anni e oggi è gestito dai gemelli Domenico e Vincenzo Ottaviano, di 27 anni. Principalmente ristorante di pesce, si contraddistingue però per una particolarità che lo rende unico: ha una terrazza che è un vero e proprio palcoscenico sul mare, creato per godere del tramonto assaporando i loro ottimi piatti – da notare è il fatto che questo è uno dei pochi punti del Gargano in cui si può vedere il tramonto sul mare, mentre negli altri punti della costa Adriatica la geografia lo rende impossibile. La terrazza, inoltre, è sistemata con cura: ci guardiamo intorno e vediamo conchiglie, reti, scheletri di animali marini, insomma un posto che non si dimentica facilmente.
Qui ceniamo con arancini di patate e cozze, friselle di pesce, cous cous con polipo, paranza, taralli e olive, il tutto accompagnato con un’ottima Bianca del Gargano. Vincenzo, uno dei fratelli che oggi ha in gestione il locale, è inoltre l’ideatore di due birre locali, la Bionda del Gargano e la Bianca del Gargano, e noi abbiamo degustato la bianca, aromatizzata con agrumi e coriandolo.
La giornata, insomma, è stata impegnativa, ma l’abbiamo chiusa godendoci un panorama unico e rilassandoci in vista della tappa di montagna che ci aspetta.